La strangera by Marta Aidala

La strangera by Marta Aidala

autore:Marta Aidala [Aidala, Marta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2024-07-31T22:00:00+00:00


24

Valeria venne a trovarmi con l’ultima pioggia d’autunno.

Non ci aspettavamo il suo arrivo, non aspettavamo l’arrivo di nessuno. Quando il cielo diventava d’acciaio e le nubi si stratificavano, sapevamo che avrebbero riversato il loro peso su di noi. Le gocce, a volte sommesse, altre virulente, battevano sul rifugio come se qualcuno ci stesse lanciando addosso pugni di riso, invitati a un matrimonio che gareggiavano a chi colpisse più forte gli sposi.

Poteva andare avanti qualche ora o tutto il giorno, ma appena cessava una nebbia lattiginosa, o forse nuvole basse, sfumava tra i bricchi e si insinuava tra le fronde dei larici. Marroni, gialli, rossi e arancioni diventavano densi, caricati dall’acqua.

Uscivo a ubriacarmi dell’odore di roccia bagnata, petricore, della terra zuppa, degli aghi delle conifere su cui le gocce non riuscivano a rimanere aggrappate.

Fu così che quel pomeriggio mi trovò Valeria: appoggiata al parapetto del terrazzo, il viso e le mani umide, talmente inebriata e assorta da non essermi accorta dei suoi passi sulle scale.

«Lo sapevo che ti avrei trovata» aveva esordito.

Sussultai, mi voltai verso di lei. Aveva ancora il cappuccio del guscio calato sulla testa e gocciolava da capo a piedi come una grondaia. Il trucco le si era sbavato, colava dalle ciglia in rivoli neri a striarle le guance. Le sorrisi ma non mi avvicinai.

«Che ci fai qui?» Ero sorpresa e al contempo felice di rivederla. Dalla cena sotto al ghiacciaio non ci eravamo più sentite, e avevo creduto che la sua proposta di venire a trovarmi in rifugio fosse stata dettata dall’entusiasmo del momento. Invece era lì, di fronte a me, ma non mi sentivo così in confidenza da arrischiarmi ad abbracciarla. C’era in noi una sorta di prudenza, una cautela che ci spingeva a girarci intorno per capire se la sintonia provata due mesi prima fosse reale.

«Te l’ho detto che se non scendevi tu sarei salita io. E poi oggi avevo voglia di muovere le gambe.»

«E come sapevi che ero qui?»

Valeria alzò gli occhi al cielo.

«È un interrogatorio?»

Risi, lei rise con me e in quel momento il Barba spalancò la porta del rifugio. Stava per pronunciare qualcosa, probabilmente un rimprovero per il tempo che avevo sprecato là fuori, ma si bloccò appena si accorse che non ero sola.

«E te che ci fai qui?» le chiese, più che una domanda sembrò un’accusa.

«Son venuta a trovare Bea» rispose, sostenendo il suo sguardo. «Comunque ora vorrei entrare ad asciugarmi, sono fradicia.»

La accompagnai sotto le occhiate inquisitorie del Barba, le portai degli asciugamani e le indicai il bagno.

Non appena fece scattare la serratura, lui mi fu accanto.

«Sentimi un po’» disse, «hai organizzato una festa stasera? Già viene quel cretino e va bene, poi pure quella là e nemmeno me l’hai detto.»

«Non lo sapevo che sarebbe salita a trovarmi.»

«E intanto lo stronzo che cucina per tutti sono io» concluse, e se ne andò a smaltire il malumore nella sua stanza.



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